Wednesday, July 28, 2004

Il giorno più lungo

Alla fine ne è valsa la pena.
Dopo tante delusioni e follie, dopo aver visto e preso parte ad alcuni dei peggiori spettacoli che l'umanità arrampicante possa dare di se, finalmente siamo riusciti a fare qualche cosa di importante e giusto.
Non parlo della cima, quella è stata una grande emozione, ma tutto sommato era quello per cui i nostri alpinisti si erano preparati, qualcosa che ci si poteva aspettare da noi. Poi una vetta è una vetta: "Una montagna di sassi", come ha detto Karl subito dopo la salita.
Invece una vita è una vita, è la cosa più importante. Non è sempre facile però ricordarselo, soprattutto quando hai lavorato tanto per raggiungere un obiettivo, hai fatto una fatica bestia, poi fuori fa un freddo cane ed è buio e tu domani vuoi fare la cima e sei sicuro che se esci adesso le forze per salire se ne andranno a farsi fottere. Poi hai paura perché là fuori di notte, con la luna che ormai è scomparsa dietro la cresta sei piccolo e impotente a ogni passo puoi perderti e scomparire, puoi scivolare via nella notte e spegnerti un poco alla volta, proprio come adesso si sta spegnendo uno che in fondo non è neppure un tuo compagno. A 8000 metri ci sono 8000 ragioni non ricordare di essere uomini.
I nostri invece se ne sono ricordati e hanno fatto una cosa grande!
Il "giorno più lungo del k2" è stato soprattutto una notte. Una notte cominciata con un respiro di sollievo, quando i nostri, alle nove di sera sono arrivati tutti a campo IV. E poi continuata nell'ansia dell'attesa con i tre amici spagnoli che non tornavano alle tende: eppure le loro luci erano lì, sul Collo di Bottiglia, ma erano così lenti...
Ferran li vedeva e la sua voce roca alla radio diceva che mancava un'ora e mezza, ma erano le 10, poi le 11, poi le 12 ed Edurne, Juan e Juanito restavano solo delle luci nel Collo di Bottiglia.
Gli spagnoli arrivano, ma Ferran è strano, non è più lucido, forse non lo è mai stato e noi non ce ne siamo accorti!
Gli diciamo alla radio di chiamare il suo campo base con il walky che avevano i tre. Lui sembra tranquillo, ma dice che il walky non lo trova. Sveglia Ferran, il walky c'e l'ha Juanito!
"Si, ma io non trovo juanito"
E' come se ci avessero dato uno schiaffo.
Imbecilli! Sprovveduti, cretini!
Ferran è rincoglionito dalla quota e probabilmente lo è da un bel po', ma noi non che ne siamo accorti! Gli abbiamo dato retta e forse questo ha fatto morire Juanito!
"Ferran pregunta a todo el mundo de levantarse, es essenzial para la vida de Juanito che alguno va a buscarlo!" grido nel microfono con il mio assurdo spagnolo.
Ferran però non risponde, è stordito.
Ancora esortazioni e ancora silenzio e parole senza senso.
Poi dal microfono arriva la voce di Gnaro "Juanito non c'è, sveglio tutti e andiamo a cercarlo".
Passano altri minuti di angoscia, altri messaggi senza speranza.
Intanto Silvio scopre i piedi di Edurne... non è un  bello spettacolo...
I nostri cercano, ma tutto sembra inutile. Era così stanco Juanito ed è cosi cattiva questa montagna... penso a Lorenzo, dieci anni fa anche lui è scivolato via nella notte, forse dalla setessa parte dove ora sta svanendo Juanito.
Come è possibile? Juanito è un cabron, un concentrato di cattiveria e grinta inesauribili. Cazzo lui è tornato dalla cima di 20 ottomila e più di una volta è resucitato. Eppure sta scomparendo. Guardo Adriano e capisco che pure lui comincia a non vederlo più come una persona viva. C'è tutto un futuro che sta diventando vero in questi istanti, un futuro in cui Juanito non c'è più.
Ppoi la radio torna a gracchiare: "Sono Pierangelo, sto rientrando". E' strana questa voce è come se facesse finta di niente, come impostata. Infatti il messaggio non è finito: "C'è Juanityo con me!!!!!!".
E' come uno schiaffo. Come svegliarsi dall'incubo. Gridiamo di gioia e gli spagnoli al campo base fanno lo stesso.
Poi torniamo a chiedere informazioni, a dare consigli. Ma non c'è più paura: Juanito sembrava morto, ma appena ha toccato la tenda è rinato. E' la solita "cabeza de madera" e infatti già dice che non ha bisogno di ossigeno per riprendersi. Lui l'ossigeno sul K2 l'ha già usato la prima volta che lha salito e ora non lo vuole più prendere. Questione di etica alpinistica... Stupido! Stupido... ma vivo!!!!
Ok, ora tutti hanno bisogno di dormire, anche io e Adriano... non pensavo che parlare alla radio potesse essere così faticoso.
Tutti a nanna ora, fra tre ore bisogna essere svegli, il giorno più lungo del K2 deve continuare: bisogna ancora scendere da questa cazzo di montagna mancano ancora 3000 metri di dislivello alla vita.

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